Affacciati sul mare e distesi tra i vigneti del monte Epomeo, poco distanti dal borgo di Forio, i Giardini Ravino sono un parco botanico di acclimatazione, che raccoglie, su una superficie di 6.500 mq, la più vasta e varia collezione europea di piante succulente, messe insieme dal Capitano Giuseppe D'Ambra in oltre sessanta anni di passione.
Ravino è l’antico soprannome della famiglia e deriva etimologicamente da ravina l'attrezzo usato dai vecchi parracinai per modellare le pietre di tufo nella realizzazione delle parracine, i vecchi muri di contenimento in pietra locale privi di malta cementizia, che oltre a garantire lo sfogo dell'acqua piovana imbevuta dal terreno, avevano la funzione di proteggere le colture dalle insidie del vento e della salsedine nonchè quella di delimitare confini e proprietà.
La ricca collezione di cactacee e succulente, coltivate all’aperto, è costantemente arricchita di nuovi esemplari provenienti da tutto il mondo, mentre quelli già acclimatati continuano a crescere maestosi: la prospicienza al mare e la felice esposizione a Ovest del sito permettono, infatti, un'ambientazione e una crescita ideali per le piante esotiche.
Ispirato al concetto di biodiversità, il giardino presenta una ricchezza sorprendente per i suoi 5.000 esemplari e le 400 specie vegetali, alle quali si aggiungono circa 200 tra Cycadee, Palme e Musacee.
Tra le piante succulente (comunemente dette grasse) imperano i cactus di ogni forma e portamento, ma tutti con splendide fioriture e con frutti commestibili: Cereus colonnari, Echinocactus globosi, Ferocacactus cilindrici, Selenicereus rampicanti, Aporocactus ricadenti, Stenocereus striscianti, Espostoe lanuginose, Pachipodium e Pereskie, uniche cactacee con le foglie. Innumerevoli sono le piante succulente appartenenti alle più diverse famiglie botaniche: Sedum, Sempervivum, Crassule, Kalanchoe, Opuntie, Agavi, Aloe, Chorisie, Noline, Yucche Cyphostemma, Ephiphyllum, Palme, Zamie, Macrozamie… Alla collezione originaria di succulente si alternano esemplari esotici provenienti dai variopinti ecosistemi d'oltreoceano. Gigantesci Saguari, Neobuxbaumie polylophe, Trichocereus pasacana e Pachyicereus pringley dall'altezza impareggiabile, irrinunciabili comparse di ogni western che si rispetti, hanno trovato in questo angolo mediterraneo residenza ideale. Cycadee, palme, Musacee si alternano ai giganteschi grusoni, noti anche con l'ironica denominazione di cuscini della suocera per la conformazione globulare e la costellazione di aculei appuntiti. Queste sculture naturali si intrecciano, in uno scenario di portentoso fascino, con la tipica macchia mediterranea, in un palcoscenico votato all’ecosostenibilità dove non sarà difficile osservare pavoni, dal piumaggio bianco o blu e verde iridescente, in piena libertà.
A ridosso del verde desertico, si apre un piccolo Eden rigoglioso di flora mediterranea. Una ricca collezione di agrumi e piante esotiche da frutto, affiancata da maestosi carrubi, corbezzoli, olivi e un’ampia varietà di essenze aromatiche (verbena, lavanda, timo, origano, maggiorana, menta, rosa damascena e diverse specie di pelargonio odoroso) e ortaggi, dà vita a uno degli angoli più intimi e rilassanti del parco: il Giardino dei Sensi. Questa piccola oasi nascosta, con una suggestiva fonte incorniciata da variopinti Epiphillum e accompagnata da un esile riscello, invita a scoprire e vivere le meraviglie della Natura attraverso sensi diversi dalla vista. Il progetto porta la firma dell'architetto ambientalista Bruno Filippo La Padula. Il percorso, rappresentato da due serpenti intrecciati, simboleggia l'unione tra mondo materiale e spirituale e in ambito medico la dualità tra dose terapeutica e veleno. Anche il passaggio dall'Eden dei Sensi alla zona desertica acquista un valore simbolico: rievoca la cacciata di Adamo ed Eva, figure dell'umanità costrette a confrontarsi con un ambiente ostile, spesso immaginato come un deserto privo dei doni spontanei dell'Eden.